Come e perché dobbiamo ascoltare meglio

Insieme possiamo progettare il mezzo che chiamiamo la definizione di contesto: un progetto che riguarda la teoria del campo, della forma e della percezione, il cui scopo è la costruzione di un ambiente possibile ma non necessariamente ad imitazione di uno esistente. Ci occupiamo qui in modo del tutto virtuale di codesta definizione, ma ciò non toglie che nella nostra architettura immaginaria risiedano germi importanti.

Potremmo insieme immaginare di muoverci verso la conquista di un ambiente sonoro più equilibrato, più adatto alla rieducazione sonora che desideriamo. La costruzione di un ambiente di riferimento, per così dire di decostruzione delle abitudini percettive, specie delle più usuali, per ottenere una specie di ecologia dell’orecchio, della voce, del corpo, e che richiede la presenza di un elemento essenziale, raro, prezioso: il silenzio.

La nostra relazione con il suono, naturalmente, non consiste soltanto di musica, non in senso convenzionale almeno, ma dei suoni umani, animali, e di rumore, degli elementi o industriale. La struttura del corpo umano è organizzata intorno ad un sistema percettivo nel quale scindere gli elementi è impossibile: ascoltiamo con le orecchie, con le mani, con le piante dei piedi e con ogni singolo organo del sistema endocrino. Si tratterà di portane una consapevolezza nuova a questo sistema, che percepirà finalmente sè stesso.

La nostra relazione con la musica si è sviluppata, ed è stata profondamente modificata, con l’enorme espansione delle tecnologie della riproduzione del suono. Davvero una minima parte della nostra esperienza musicale è consistita dell’esposizione diretta ai musicisti e la musica è entrata nelle nostre case, ha riempito i nostri spazi privati, chiedendo la nostra attenzione o limitandosi a “profumare” l’ambiente come la luce e l’aria.

the sound of a radio, in a forgotten basement