La cospirazione in atto in questo tempo privo di drammaticità riguarda tutta la ricerca dei modi di intuizione prima, e di rappresentazione poi, di un sussurro sonico, per sua caratteristica intrinseca perfettamente inesprimibile. Viceversa l’amalgama del suono prodotto da mondi diversissimi che si accavallano in un moto ininterrotto, udibile per noi, genera le impressioni più diverse, dal senso della prospettiva più serena alle dissonanze più indiscrete e perfino insopportabili

I compositori veneziani sanno bene di questa impossibilità. Ne riflettono ogni giorno, nei loro laboratori, l’imprendibile antichissima luminosità. Ma forse, per indovinare l’angolazione, l’unica manipolabile con i mezzi attuali, ci vuole un distacco particolare. Di sicuro, questo giovinotto austriaco di Vienna ha trovato una via d’accesso, riservata e specialissima, a tale elusivissima prospettiva. Ne deriva un suono affastellato, stratificato e lussureggiante, che somiglia pericolosamente alla struttura cittadina.

La difficoltà, infatti, siede tutta nella insopportabile sovrapposizione di sentimenti, discorsi e locazioni che ad avventurarsi nelle calli si incontra. L’eccessiva familiarità disgiunta dal distacco rendono troppo spessa questa crosta immaginifica, l’osservatore troppo smaliziato ne diviene parte, generatore e causa determinata. Necessario, invece, attraversare lo spazio con le orecchie aperte, alimentare una sensitività serenissima, chiara come una pennellata del Tintoretto.

Venezia non è un luogo qualunque. Qui il suono è nella realtà immenso quanto può apparire sottile, rado, evanescente ad un passaggio vano. Ogni crimine, gesto di galanteria, di vanità o di affermazione creativa universale ha lasciato il segno nelle pietre, nelle avventurose proiezioni arcuate, nel suono dell’aria. Qui tutto rimane a sommarsi a quel che lo ha preceduto. Questo fiume ininterrotto di risonanze magnetiche tanto acustiche quanto acusmatiche non può essere attualmente riprodotto, ma può essere intuito, percepito, ascoltato.