I modi ed i metodi della produzione industriale, resi puerili ed irrisori dal turbocapitalismo, non funzionano più. Qualunque Cinese o Indiano invidioso degli standard occidentali può costruire meglio ed a miglior mercato gli arnesi meccanici ed elettronici che sono nelle nostre case, sulle nostre strade, nei nostri uffici. Se si tollera che i diritti dei lavoratori sono trascurabili, e si fanno i conti come si usa nelle banche, è facile comprendere che le rendite industriali basate sulla produzione ad obsolescenza programmata sono destinate a svanire in tempi brevissimi, a favore delle nuove nazioni replicanti.

I generi di conforto e di sviluppo, i fondamenti del nostro stile di vita, ma anche ciò che consideriamo il vanto della nostra civiltà novecentesca, sono al punto di rappresentare solo oggetti destinati al rifiuto anzichè all’evoluzione ed al raffinamento. Quella che Rifkin definisce industria dell’intrattenimento è destinata ad essere l’unica che ha un futuro di una qualunque rilevanza. Il futuro del consumo sta tutto in una nuova disciplina emotiva o non è più. Procurarsi i mezzi di sostentamento non è questione che riguardi il marketing, nè la propaganda.

Le Vie dei Canti
Una composizione instantanea
Alla Fine del Tempo
Luci nel Buio
Un Gesto Improvviso
La Memoria dell’Aria

I simulacri e le simulazioni che Jean Baudrillard ha così perfettamente descritto sono l’oggetto del consumo, il prodotto ad alta resa, l’obbiettivo infine, che tutta la classe dirigente ed imprenditoriale deve osservare. Vero è pure che questa industria così come sta, tesa ad un falso americanismo in effetti per nulla competitivo e pionierista, sta svanendo nel nulla. Il ribollire postmoderno in cui ogni singolo fotogramma è stato riciclato e riconfezionato è ancora vivo nel culto immaginario del cinema del far east, le orchestre exotiche e lussureggianti sono pronte a rifiorire nell’erotismo della elaboratissima microcomposizione digitale, ma i soli che possono promettere la perpetuazione di un mondo occidentale vibrante, sostenibile e riproducibile sono gli artisti più avanzati.

Credo per esempio che fra cinquant’anni ciò di cui avremo più bisogno sia la insinuante vitalità africana, credo anche che il linguaggio metamatico della nuova fisica nanotecnologica, che India Brasile e Medio Oriente stanno progettando in nostra vece, prenderà nuovi spazi. Sempre che le selvagge politiche cinesi non rendano del tutto risibile il riconoscimento delle opere d’ingegno originali. Ma la direzione, la visione da comunicare, quello che infine è il senso autentico di una qualunque civiltà ce l’hanno solo i più disciplinati ed i più estatici fra i nostri artisti. Così come le piante medicinali amazzoniche essi potranno anche estinguersi, ma è a loro che dobbiamo l’unico futuro che si sta progettando ora.