Ebbe un esordio faticoso, l’oggi premiatissimo e prolifico compositore di colonne sonore, qui in piccolissimi films dimenticati ma preziosi. E tale e tanto fu il successo di questa casa discografica illuminata che esso finì per costituire un case study accademico, proprio come meriterebbero queste composizioni fiorite, semplicissime e cariche di visioni destinate a durare nel tempo.

Importantissima la dimensione tecnica: Uno studio piccolo ed efficiente, in un ambiente suburbano umilissimo, un solo strumento elettronico (il geniale archetipo di Dave Smith) per il novanta per cento dei suoni, un’atmosfera generale compatta e pacatamente dimessa. Un esito inaspettato in termini di liricità e candore, proiettarono queste piccole composizioni in una dimensione stellare, mitologica, davvero esemplare.

Risuonò immediatamente in ogni angolo, nella competente e laboriosa comunità losangelina, questo impianto efficiente e mirabile. Ne scosse le fondamenta troppo lussuose e pretenziose, introducendo miriadi di ulteriori possibilità orchestrative, ma pure compositive ed economiche. Compositori usi ad estensive organizzazioni orchestrali e tecnologiche si fermarono a meditare.

Non può che essere considerato minore, in una dimensione storica, questa perla misconosciuta. Di certo non lo è nella nostra ottica extemporale, nella quale, a suffragio della nostra tesi, questo lavoro piccolo ma mai esile riempie numerose nicchie. Altri furono, ben presto, gli obbiettivi personali del nostro, quasi a negare l’eccitante esito di queste composizioni del tutto compiute e complete. Sciocco pensare che il tono maggiore della sua carriera renda minore questa raccolta. Essa è tutt’altro.